“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Dancalia - vento silenzioso

Appunti deliranti di un vento silenzioso


Se il vento potesse parlare,

nessuno riuscirebbe a fermare la sua voce,
che corre libera nella piana satura della nebbia di mille particelle dispettose, disordinate, caotiche, frustanti, sferzanti, totalmente avvolgenti.


Si annuncia da lontano il suo alito: alza i mulinelli di quel Diavolo che ha in corpo; alimenta la sua danza nello sterminato vuoto;


















si annoda stretto a se stesso fino ad estendersi improvvisamente e riempire così tutti gli spazi vacui con la sua cattiveria.


Se il vento potesse parlare,

racconterebbe le mille lacrime cristallizzate nella sporca distesa salina;


sudore stratificato sulla pelle di chi accetta il suo rimbrottare,
venuto da lontano per andare lontano;

mummificato nei secoli di deposito salino, carbonato, silicato, solforato
a disegnare strane forme in continuo, lento, inesorabile mutamento.


Se il vento potesse parlare,

disegnerebbe con mille particelle colorate caleidoscopici scenari di verdi cristallini, acidi, giallo ocra, rosso fuoco.




Figure geometriche tonde e aguzze, lisce eppur taglienti,
cangianti di colore al solo tocco della pelle, o al suo respiro ossidante.


Se il vento potesse parlare,

rimarrebbe incastrato nelle corde tese
delle esagonali figure coerenti dell’arida terra,
unita perimetralmente cella per cella in un unico sconfinato sapido abbraccio,


tenacemente ancorato all’urlo del suolo, che smuove la sua superficie quel tanto che serve a far uscire il flebile soffio di sopravvivenza:



acqua evaporata all’istante dal calore della sua voce incessante,
maledettamente ribollente,
inesorabilmente riflettente.







Se il vento potesse parlare,

trasporterebbe passo dopo passo, lentamente e costantemente milioni di gocce profumate lungo la scia del corpo del cammello,


evaporate al sole implacabile di un’intera giornata e tornate a vivere all’ombra del crepuscolo,



quando stanco e annientato dall’attesa e dal peso l’animale si accoda al passo di chi lo precede, cedendo l’orma a chi lo segue,


verso l’orizzonte rifrangente perso in una palla infuocata.


Se il vento potesse parlare…..


Ma il vento è silenzioso.

Accarezza calorosamente la tua pelle nella notte meravigliosamente stellata,
attende muto di unirsi alla musica dei suoni quotidiani:

di un gallo che non c’è,
di un muezzin che non ha moschea,
di un asino che non ha muro,
di un bambino che non ha casa,

dei nostri occhi che si riempiono della brillantezza del cielo


e ascoltano immobili il fruscio del suo invisibile tocco.



By Derspina                                                                 Natale 2010-2011 - Dancalia - Ahmed Ela




segue con : Nera Dancalia bianca: Il calore dell'inferno