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La vita sai è un filo in equilibrio
E prima o poi ci ritroviamo distanti
Davanti a un bivio
Ed ogni giorno insieme per fare solo un metro in più
Ci vuole tutto il bene che riusciremo a trovare in ognuno di noi
Ma a volte poi basta un sorriso solo
A sciogliere in noi anche un inverno di gelo
E ripartire da zero
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da Gente, di Laura Pausini
La frustata arriva sull’occhio con una violenza tale da farmi percepire il cospicuo diametro del legno che ha scaricato tutta la sua energia sulla mia palpebra. Senza rendermene conto sono già con la mano a scavare la neve e a tentare di porre sollievo a quella sferzata improvvisa e dolorosa che mi ha rintronato per diversi secondi.
Forse si sta avverando quello che il mio oroscopo mi aveva predetto giovedì sera: non raccogliete alcuna sollecitazione, neanche via sms, anche se provenisse da persone a voi molto vicine. Alla telefonata di Stefano, alla parola Maiella, alla successiva bivacco, ho fatto una resistenza pari alla velocità della luce: come si fa a rinunciare ad una proposta simile, soprattutto quando quel filo teso ci impone di ‘sciogliere in noi anche un inverno di gelo e ripartire da zero’ ?
Gli ingredienti per ritrovare la motivazione che ho perso da un pò di tempo ci sono tutti: posti selvaggi nel Vallone del Palombaro, amici di vecchia e nuova data con tante risate, solitudine nel bivacco in quota, bellezza naturale nel tramonto e nell’alba, fatica nei 1600 e più metri con zaino sulle spalle a gironzolare sulle creste di quest’angolo incantato di mondo, al cospetto di Signore cime, come quelle delle Murelle, Monte Acquaviva, cima Macirenelle. Qualcuno mi chiede: <con gli sci?>, no, senza sci. E’ per loro che devo ritrovare l’entusiasmo d’andare, quello che ho perso ormai da due anni e che difficilmente ritrova la sua naturale via.
Nel mio sguardo concentrato, stavolta verso il basso, entrano scompigliati i sottili fili d’erba che sono strappati dall’ irruenza della natura e trascinati in questo Vallone delle delizie: immagino la furia di quel portento d’aria che si sprigiona quando la montagna si ribella al peso della neve e violentemente la scaraventa nelle pieghe delle sue viscere, insieme a questi minutissimi fili che si spargono dappertutto, ciascuno a ritrovare nella quiete del dopo il loro magico posto dove disegnare la vita.
Colate di neve rappresa, raggrumata, sporca di aghi, tracce, erba e terra, annerita dagli strati del passato e dalle rare pioggie, appesantita dai rami spezzati lungo il tragitto verso valle; unita insieme al centro fino a creare un toboga che pieno e arcuato insegue le curve di questo stretto cammino, lasciando profondi solchi aperti ai lati, per inghiottire il soffio della vita ai fini della sua sopravvivenza. L’aria fresca del nord l’ha mantenuta nascosta dai raggi del sole; la luce che oltrepassa la soglia di quest’inferno roccioso illumina a contrasto gli spalti erbosi e le cengie strapiombanti: alzando lo sguardo ti senti piccolo come il mondo che hai scoperto, ed in quell’istante intuisci che un altro universo gira intorno a te, ben più vasto ed imponente. Ma forse è proprio questo il segreto di questa beltà, manifestarsi a poco a poco nella sua magnificenza, e per celare tale segreto, eccolo là che vengo penalizzata!