“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Monte Cairo Canta la Pace - Concerto

Monte Cairo Canta la Pace



"Quando questa (la Memoria, n.d.r.) va smarrita, ogni uomo e soprattutto ogni associazione perde l'orientamento, sia per la comprensione del presente che per l'impostazione del futuro.
Senza il ricordo si spegne la consapevolezza di un passato straordinario e siamo incapaci di garantire un adeguato futuro."        Irene Affetranger

[Prefazione a NINI PIETRASANTA, Pellegrina delle Alpi, CAI, anastatica, 2011)]




Concerto in montagna per la pace settembre 2015 con il Coro di Cassino, i Musicisti Basso Lazio, Eugenio Bennato, a Colle San Magno, in occasione del settantesimo anniversario dalla fine della guerra

Tra Storia e Memoria: parole di pietra

Abbiamo parole di pietra
e voci trascinate dal vento
nella bellezza delle donne
che solcano il mare negli occhi
e la sabbia impastata tra le rughe delle mani
.................................................................
di Pierfranco Bruni ,“Cantos” (Briganti e brigantesse il nostro destino è altrove),
Editore Luigi Pellegrini di Cosenza, 2011.

Guardo il panorama davanti a me: pietre, muretti, pozzi, alberi isolati, verde, vallette; lontano la foschia di Terelle, quasi in primo piano la sinuosa forma del Monte Cairo.




Doveva essere quest’ultimo il mio obiettivo di oggi, ma la sera prima davanti alla cartina, mia sorella pronuncia una parola che non lascia dubbi sulla scoperta di un nuovo itinerario: “briganti, case di pietra, villaggio”, e so già quale sarà la mia mèta. Incrociando i miei occhi che scintillano, lei contrappone un debole: - Ma è lunga, non ce la farai mai! – sapendo già di perdere, io neanche l’ascolto.



E così parto, lasciando lei e le altre sorelle a riscoprire una ciclopista della Memoria, lungo quella via che fu la storia del fronte di Cassino e le linee Gustav e Hitler, in quella parte di mondo che ha visto la Storia più cruenta di attacchi, resistenze, morti, distruzioni, ma anche sacrifici, rinascita, speranza, vita.
Anche il mio cammino è all’insegna della Storia, in prossimità di riscoperti posti di soccorso tedeschi durante la Seconda Guerra, quelli che raccoglievano i feriti giornalieri del campo di battaglia nelle retrovie della Linea Gustav. Il paese d’origine della mia infanzia, trascorsa anche in questi luoghi, fu in prima linea al centro del conflitto mondiale, le storie dei prozii, dei nonni, e oggi di queste ritrovate costruzioni ambientali, lasciate così come sono state vissute, emergono con il favore della riscoperta, della volontà di non demandare solo alla Storia il compito di trapassare gli anni, ma di recuperare “il ricordo di quelle emozioni” lasciando alla Memoria i racconti, le sensazioni, i sentimenti di un pezzo di vita vissuto dai protagonisti.
Dopo due anni di ricerca sul campo, nell’anno in cui ricorre il settantesimo anniversario delle battaglie di Montecassino, apre i battenti a Colle San Magno il Museo vivo della memoria. «I testimoni diretti di quegli eventi raccontano in prima persona i nove mesi in cui questo piccolo centro fu la principale retrovia tedesca del fronte sulla linea Gustav - spiegano dal Comune - Perché in questo piccolo paese, originariamente centro agricolo di montagna, furono concentrati i depositi di munizioni, i posti di pronto soccorso, le cucine da campo, le antenne di comunicazione dei tedeschi sul fronte di Cassino. Lo stesso comando strategico del generale Frido Von Senger era a pochi passi dal paese. Ogni sera le colonne di muli partivano per il fronte, con il rancio e le munizioni, e tornavano cariche di feriti e di caduti».
«La narrazione del Museo ruota attorno al punto di vista della popolazione civile, assunto come base per una ricostruzione di una delle pagine più emblematiche della Seconda guerra mondiale in Italia. Deportazioni, distruzioni dei bombardamenti, danni dovuti all’occupazione tedesca rivivono nelle memorie raccolte in video di chi allora era giovane. Il ricordo di quelle emozioni è espresso anche in alcuni oggetti conservati per decenni e in documenti originali spontaneamente donati dalle famiglie del paese», spiegano i curatori.

E allora su queste montagne si intrecciano le determinazioni di chi non vuole perdere le testimonianze di quelle che furono cruente pagine di una storia di battaglie, molto spesso compiute uomo a uomo, di resistenza, di ricostruzione, della voglia di tornare a vivere e di continuare in pace.




Fuori dalla nebbia

Himachal Pradesh - Khunzum La (passo, 4551m) e veduta panoramica sopra il ChandraTaal lake


Cosa c’è dietro?
E’ sempre stata la mia immensa curiosità a spingermi oltre: su un colle, verso la cima, arrampicando una parete, dentro ad un canyon, tra le righe di un libro, viaggiando nel mondo, nella Storia, nella memoria.

L’empatia ha fatto il resto: la foto scattata bucava la macchinetta, le parole correvano sul foglio, il mio sguardo sostituiva il sorriso, le lacrime pulivano l’emozione.
Questione di equilibri; corsi di formazione, esperienza e vita insegnano a bilanciare e a gestire i nostri attimi; ma qualcosa sfugge e allora siamo liberi di cercare, di soddisfare, di scoprire, di sognare.

Il mio punto interrogativo è sempre stato perchè? cosa c’è oltre il cielo? Dove sparisce l’orizzonte? E dietro alle stelle?

Scatta la risolutezza: “Ma l’avventura che seguirà, mirata a soddisfare questa curiosità, non dovrà mai avere lo scopo di fuggire bensì quello di raggiungere qualcosa, di appagare il bisogno che è nell’uomo di andare oltre e di vedere, conoscere, misurarsi, provarsi, sapere.(In Terre lontane, Bonatti W., 1987, Baldini & Castoldi).

Ma ci vuole coraggio non solo ad andare, a conoscere, a capire, a raccontare. Occorre azzerare il cervello e cancellare la parola ‘occidentale’, immergersi totalmente nel Mondo e lasciarsi rapire da quello che è, e non da quello che dovrebbe essere. Solo così ci sei dentro fino all’anima.

Ultima scoperta, i colossi dell’India, le valli isolate, lo strapiombo della paura, il bilico di blocchi rocciosi sospesi. Pietra sopra la testa, precipizi sotto ai piedi, a valle le acque vorticose e violente di fiumi impetuosi.
Camminare scalzi sul pavimento infuocato del Tempio riporta alla realtà, comanda il tuo cervello a cercare un punto di equilibrio per la comprensione, la condivisione, l’arricchimento dell’animo. Ma il nostro pensiero occidentale frena l’immedesimazione, l’immersione totale in questa parte di mondo. E allora il ‘perchè?’ diventa altro, ha sete di ulteriore conoscenza, differenti motivazioni, successiva ricerca.

Piango davanti alla beltà della natura: dall’alto della dolce collina sfilano le cime dei 6000 metri di quota. Laghetti di acqua cristallina, acqua gelata, nebbia riflettente; strati compatti di pietra sospesi nel vuoto, mummificati e sovrapposti nell’aria, molecole bloccate dal ghiaccio e dal freddo perenne di quota, sminuzzate e minuscole sulla riva. Ovunque, il grido di un respiro alla vita, anche nel più completo immobilismo della forza della natura.


Ricominciare è sempre stato per me una sfida, dopo oltre un anno di nebbia spero che oggi diventi una consapevolezza.