“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

INCOSCIENZE

LUNEDI 15  Dal Rif. Cacciatore (1820 m) al Rif. Croz dell’Altissimo (1430m), passando per i Rifugi Agostini, Pedrotti, Tosa, Selvata. Sentiero 325 – 320 Palmieri basso – 319 Baito Massodi.
Dislivello: circa 1000 mt in salita, 1300 mt in discesa; 9 ore



Alessio ha solo 6 anni e si lamenta debolmente che è stanco. Lo incoraggio e cerco di incuriosirlo con delle storie, mentre la madre fiera mi racconta come è arrivato al Rifugio Pedrotti e, soprattutto, da dove. Non credo alle mie orecchie, hanno lasciato la macchina a Molveno: 1550 metri più giù. Ci credo che è stanco, scarpette superga adatte allo scivolo su questa ghiaia che io con gli scarponi sto maledicendo, figuriamoci lui che slitta ad ogni passo. Mi impietosisco e facciamo un lungo tratto insieme, dal Baito Massodi al Rifugio Selvata, dove loro pranzeranno. Più tardi la madre è rinsavita, prendendo un taxi dal Rifugio Croz, salvando così il povero Alessio e le orecchie altrui. Se poi i bambini come lui odieranno la montagna, non è certo colpa loro!!




L’alba ancora non accenna a comparire, che già sono sul sentiero verso il Rif. Agostini.



Me la godrò tutta, in questa salita all’aria pura, tra rododendri e pini, prati e cenge rocciose, 


e lo spettacolo degli spalti montagnosi, severi o slanciati, che chiudono la Valle; eccole lì le cime più importanti, avancorpo del Gruppo dolomitico: Cima Tosa, d’Agola, Pratofiorito.




Dall’alto verso valle, si intravedono i sentieri e i tracciati scoperti il giorno prima, e quelli per i quali varrà la pena tornare nel futuro.



Oggi salire questo sentiero-mulattiera - ma non la strada percorsa il giorno prima, molto più lunga - mi infonde pace e tranquillità, l’ora di colazione al rifugio Agostini giunge giusta per una pausa, dopo aver lasciato indietro il maggiore dislivello della giornata.




 I colori del sorgere del sole accendono i rilievi appena innevati, lo scorrere della luce mi caricherà di energie per la breve salita fino alla Forcolotta, e dopo dovrò recuperarne il ricordo nell’ultimo tratto prima del Rif. Pedrotti, per affrontare la faticosissima risalita dalla Pozza Tramontana.







 La soddisfazione è grande in forcella: davanti a me si apre la Valle Noghera in mezzo alle nebbie a celare e svestire i suoi tesori, con un ritmo che incanta e incolla il corpo.





Assaporerò tutta la sua meraviglia, è ancora presto ed il luogo un incanto. Vorrei farle tutte, queste valli, ma non è possibile.



L’attraversamento fino al sentiero basso – quello alto è impraticabile per la tanta neve ancora presente – è una poesia, non sentirò nè pesi nè fatica, fino a giungere all’altezza del sentiero basso in quota.





Arrivata al traverso, mi basterà uno sguardo per capire che di lì da sola non passo: la neve non mi dà problemi, ma l’uscita dal nevaio sembra delicata su sfasciumi o su roccia inesistente, ma non si vedono tratti attrezzati, e sotto ci sono strati di roccia su cui è bene non andare a finire. Scoprirò dopo che sulla cartina quello è l’unico tratto di tutto il percorso con crocette.


Sono costretta a scendere, anche se di poco, fino quasi al prato della Pozza, e la risalita è erta, ma è di quelle che non mi affatica, essendo breve e verticale. Quello che mi stancherà sarà invece l’ultimo tratto fino al rifugio Pedrotti, quei 200 metri che sembrano non finire mai, e per i quali 14 chili sulle spalle si sentono tutti.
Il silenzio è maestoso, mentre circumnavigo la base della Brenta Bassa; l’entrata al Rifugio non sarà così intuitiva, considerato il lungo giro per passare sulla neve che ancora circonda la casa, cercando di non cadere nelle fessure rocciose che si aprono davanti. 
Ne fuggirò quasi subito, disturbata dallo starnazzare di chi non è potuto arrivare in cima, e che sembra non avere più altre possibilità nella vita di rifarla: come sono lontani quei tempi d’ambizione!

Mi godo la discesa nei Massodi con solo un pò di rammarico, di non essere sul Sentiero Orsi,



ma non conoscendo com’è questo percorso, e considerato che il tempo non volgerà al bello neanche nel futuro, preferisco continuare secondo la tabella di marcia, che mi farà raggiungere il Rifugio Croz dell’Altissimo dopo l’incontro con Alessio.






Sarò sola anche per la notte, e un pò mi dispiace non scambiare parole, ma avrò così motivo di riflessione su questa esperienza così diversa da come l’avevo immaginata sulla carta. 



Uno sguardo al percorso futuro, e aspetto nei sogni lo squillo del domani.


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