“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Turbinii sul Rotella





L’occhio è attirato da questo vortice impetuoso che gelidamente avvolge il corpo. Istintivamente abbasso il capo, ma mi lascio trascinare dalla veemenza del risucchio. Un attimo dopo è sparito, metri più in giù, fino a dissolversi del tutto. Ne segue un altro che spara migliaia di particelle in aria, in un mondo di coriandoli iridescenti a formare un tornado bianco che svanirà in pochissimi secondi.


Resterei lì a contemplare questo fenomeno di forza della natura per ore, ma la cresta ci aspetta, anzi non c’è dubbio che i veri turbinii saranno lì, al limite tra il calpestio del passo e l’aria libera, tra il corpo e le nuvole che oggi scorrono veloci in un cielo a tratti azzurro.







L’inizio è ciaspolante, ma sono imperterrita con gli sci: alla fatica della salita preferisco di gran lunga la libertà della discesa, con le curve, il peso del corpo, i piegamenti, lo scivolare, il pennellare la neve........




Sassi appesi tra di loro nel vuoto ci ricordano l’equilibrio della vita, sospesa nell’aria oggi un pò tagliente ed il bianco a contorno. 




Lo sfondo è sulle Pietre Cernaie, paesaggio imbiancato dalla piana fino in cima. Anche Pizzalto gareggia in beltà con tutti i suoi dolci pendii innevati.



La curva secca verso il pendio, e si forma la traccia, insieme ai vortici che rapidissimi scendono dalla cresta e percorrono a velocità della luce lunghi tracciati prima di dissolversi nell’aria.

Il mio equilibrio oggi è come i massi sospesi: un bastoncino più corto per agevolare un ciaspolante mi rende più concentrata nel movimento, anche se in realtà l’appoggio è delicato in quella neve inconsistente. Non ho fretta, per cui mi godo la discesa dei mulinelli, con tutta la loro forza sparata nel vortice e contemporaneamente immortalo neve e passo nella mia coscienza.

L’intrigo del bosco a seguire il binario tracciato dagli amici ciaspolatori mi impegna non poco, oggi facilitare la pendenza è reso più complesso dal carico della neve, per cui preferisco faticare. 

Il pendio aperto mette alla prova il turbinio dell’anima, e la mia concentrazione consiglia di non spaziare lo sguardo, ma avanzare ascoltando il corpo, e di passo in passo siamo in cresta.


E’ lì che la natura reclama la sua potenza, nel lato del sussurro corposo le raffiche congelano la pelle, ma invano quel soffio libero farà desistere la convinzione del gruppo a tentare la traversata.

Il grigio del pendio si confonde con il cielo, un panorama senza contrasti avanza tra i capi inchinati alla forza del vento e alla determinazione del momento, fino a che, voltando lo sguardo, il percorso della tempesta è estremamente ridotto, distogliendoci definitivamente dall’impresa.  La bellezza di quella via è anche nella sua lunghezza, oggi proibitiva considerato il maltempo in arrivo.

Mentre Maurizio si avvantaggia ancora un pò sul turbinio, ripercorriamo la cresta sui nostri passi, io cantando la gioia dei miei piedi fissi, gli altri al gelo del vento che adesso spira di fronte, dialogando diretto.

L’attesa dei compagni è in un limbo di pace e silenzio, lo sguardo indietro a ritrovare la figura isolata che finalmente si staglia in contrasto con quel bianco affogante, dove terra e cielo si fondono all’orizzonte. 


Rinfrancata della riunione proseguo in quel terreno che adesso è diventato pesante, tanto, troppo, faticoso quanto basta a raccogliere le pecorelle smarrite.
Ci si ricongiunge nel passo e nello spirito, e si placa la richiesta del corpo: ma ancora qualcuno cede al proprio turbinio, crollando improvvisamente mezzo stordito nelle pieghe di questo incanto imbiancato.

Rifocillare lo spirito è un obbligo piacevole al quale nessuno di noi si sottrae, convincendoci solo a rimandare quello che oggi abbiamo felicemente iniziato.

Cima della Fossa (M. Rotella), da Pescocostanzo, sulle ciaspole con Stefano, Maurizio, Antonello, Alessandro, Gabriele, Rossella, 

e la vostra Derspina con gli sci.

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