“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Perle - La memoria dei ricordi

La memoria dei ricordi


Sollevo lo sguardo verso quella finestra  che per anni ha visto affacciarsi alternativamente le mie prozie in attesa del nostro arrivo, che non passava certo inosservato vista la numerosità dei componenti, ma non scorgo nessuno.

E’ passato diverso tempo da quando non ci sono più, da quando in quella grande casa risuonavano le voci di noi piccoli che scorazzavamo senza tregua per tutte le stanze, giocavamo a carte sul tavolino basso, mangiavamo separati dai grandi, sbalordivamo davanti ai piccoli pulcini appena nati, andavamo ad accompagnare le zie al cimitero per sistemare tombe e fiori, parlare, salutare, andare a correre nell’altra immensa casa, quella dei nostri amici “grandi”, numerosi anch’essi, e quasi parenti, la casa di Irma. Oggi quest’ultima casa ‘parentale’ è sbarrata, il giardino vuoto, le finestre chiuse. Ma il pensiero viaggia comunque nel ricordo ogni volta che ci passo davanti, con la tentazione di far rivivere quelle belle sensazioni infantili: le visite, le chiacchiere, i conigli, i racconti, le foto, la vasca in cucina pronta per il bagno, la pazienza e l’affetto di quella grande famiglia.

Pasqua 2010: piove, lentamente si apre uno squarcio in cielo, salgono le nebbie dalla pianura sottostante a risaltare nei vapori uno strapiombante Cantalupo. Oggi ci sono io a quella finestra, ad aspettare i miei nipoti.
Niente escursione, ma non si può continuare a fissare la trasparenza delle gocce, per cui, nipoti al seguito, si va a Castro Cielo, una collina di 732 metri, che solo oggi osservo in modo particolare , e scopro chiamarsi Monte Asprano.
Ad un tratto, durante la salita uno dei nipoti devia senza preavviso, seguendo un sentierino appena calpestato, prato e roccia scoscesi sotto i piedi. Sono un po’ contenta di questa digressione, e ben presto mi ritrovo con i due pargoli a salire un’impervia variante “rosso bollata”, con le loro esclamazioni di gioia per questo sentiero impegnativo, <<il più bello fatto finora, zia!!”>>.
Sorrido, anch’io sono felice di ritrovare questi panorami aerei sulle sfumate spianate: <<Zia, non è stupendo?>>, le adolescenti meraviglie.

Fino in cima, e fino al ricongiungimento con il parentame che ci ha visto sparire improvvisamente dietro la curva.  

Terminata l’avventura, penso ad un triste Lunedì di Pasqua che mi attende, meteo contro, mentre questo pomeriggio c’è l’incoronazione della Madonna. E’ la prima volta che la sento: e il racconto di mia madre non tarda ad arrivare. Domani processione a CastroCielo per l’incontro con l’altra Madonna, ed il bacio. Questa tradizione, di cui ignoravo l’origine e lo sviluppo, mi incuriosisce, ma non troppo, per cui lascio correre.

Pasquetta: una sorta di bombardamento incessante e subito dopo un lontano ‘sciogliersi’ delle campane mi strappano violentemente al sonno. Guardo l’ora e maledico il giorno, il continuo scampanio e i botti, ma ormai sono sveglia, così come mia sorella Giulia, che non si è mai tirata indietro a seguire le mie pazzie.
E con lei, quindi, ci ritroviamo ad aspettare la banda sotto la pioggia, l’uscita della Madonna dalla Chiesa, seguire la processione verso Castrum coelum.
Il passo è rapido in salita, ci uniamo ai tanti pellegrini che anticipano la vera salita celebrativa; vogliamo ‘strappare’ la storia a qualcuno, non avendo più una memoria vivente che ce la racconta.

E da lassù, assistiamo commosse a questa inaspettata rivelazione tradizionale, popolare, credente, fervente, difesa anche con la vita, tramandata da secoli, vissuta da due popoli per commentarla subito dopo.


Ho perso la memoria storica e vivente dei ricordi: oggi i miei prozii ed i miei nonni non ci sono più, e mi è impossibile recuperare l’atmosfera originale di certi sentiti eventi, di cui fino ad oggi non ne sapevo esistenza.
Posso solo continuare a tramandare la mia, di conoscenza, fino a che si perderà anch’essa nelle pieghe di questa terra.

By Derspina


L’Inchinata e il Bacio delle Madonne




La Storia:

Sulla sommità del monte Asprano, gli abitanti di Aquino, scampati alla furia dei Longobardi, fondarono l'antico "Castrum Coelum", come risulta da un documento del 994.






Infatti, alcune famiglie ripararono sulle alture a Nord delle loro terre, dove venne eretto un Castello e dove, agli inizi dell’anno Mille, quella comunità castellana aveva raggiunto le dimensioni di una Civitas, alle dipendenze dei conti di Aquino. La difficoltà dell’approvvigionamento dell’acqua e la distanza dalle terre da lavorare, nella valle a meridione, costrinsero i contadini di Castro Cielo in Asprano ad abbandonare questo sito: i più tornarono a Sud, nelle terre aquinati di provenienza (Castrocielo), ma una parte preferì spostarsi a Nord, laddove avevano incominciato a disboscare e a dissodare i terreni, per impiantarvi attività agricole e pastorali (Colle S. Magno).

Dal Monte Asprano (Castrum coelum) sono nati due paesi, oggi Comuni di Colle S. Magno e Castrocielo.

Le origini di Castrocielo: Le origini di Castrocielo risalgono attorno all’anno Mille quando l’abate benedettino Mansone fondò sulla sommità del Monte Asprano, il castello attorno al quale si sviluppò l’antico "pagus Castrum Coelum". Ma il clima rigido e la mancanza di acqua spinsero poi una parte degli abitanti a preferire in età successiva una località ai piedi del monte intorno al Palazzo della famiglia Equizia: da qui il nome di Palazzolo, che rimase però sempre una dipendenza di Castrocielo. Questo centro, prima ceduto all'abbazia di Montecassino, poi feudo dei conti d'Aquino, subì sul suo territorio scorrerie e devastazioni nelle lotte fra gli Svevi e il Papato. Ma sempre l'Abbazia di Montecassino avanzò le sue pretese su di esso e con vicende alterne se ne impadronì. Dopo l’unità d’ Italia, entrò a far parte della provincia di Caserta, da cui sarà staccato solo nel 1927 per far parte della provincia di Frosinone. La seconda guerra mondiale fu causa di grandi distruzioni che colpirono il cinquanta per cento degli edifici.

Le origini di Colle S. Magno: Dall’altra parte, gli abitanti stanziati nella cittadina di Colle S. Magno, a Nord del Monte Asprano, sottostarono dapprima al predominio della città di Aquino e successivamente a quello dell’Abbazia di Montecassino. Dal 1504 la cittadina fu possedimento dei Marchesi D'Avalos e verso la fine del XVI secolo venne acquistata dal duca Giacomo Boncompagni. Nel 1796 i Boncompagni cedettero in permuta le loro terre, tra cui Colle S. Magno, al Regno di Napoli. Con l’unità d’Italia, nel 1860, Colle San Magno entra nella vita politica, civile, amministrativa nazionale.


Il primo insediamento a Nord di Monte Asprano avvenne a Cantalupo (oggi frazione di Colle).



Contadini, pastori, tagliaboschi qui crearono in breve tempo un casale, in modo semplice e perfino precario, senza troppe opere di difesa se non quelle contro i ladri di polli e contro i lupi, il cui lugubre notturno ululare diede il nome al casale stesso: Canta - lupo. Più il casale cresceva più si richiedeva una solida organizzazione civile con difese efficaci e sicure. Il sito di Cantalupo mal si prestava ad un insediamento più importante anche per mancanza di comodi spazi intorno.

Più a Nord, a mille metri, un colle ameno offriva ottima possibilità di creare un centro con tutte le prerogative di una comunità completa mente attrezzata, dal castello alle mura di cinta, con torri e porte di difesa. Si eresse pertanto la Torre e l’insediamento ebbe il nome di ‘Colle”, a cui si aggiunse il nome del suo protettore “San Magno”, per non lasciare un nome generico e non personalizzato. Peraltro, la toponomastica, in quei tempi e in quei luoghi, aveva una preponderante preferenza per i santi.





Curiosità: la vendita della neve è un altra singolare usanza, a Colle San Magno, cessata solo nel dopo guerra, con la diffusione del frigorifero. Si tratta dell’utilizzo della neve per la refrigerazione, specialmente delle bibite, in estate. Durante l’inverno i Colligiani scavavano, ai piedi del Monte Cairo, grosse buche nel terreno, di circa dieci metri di diametro, che poi riempivano di neve, pigiandola e ricoprendola di paglia.

In estate la neve compressa, ormai ghiaccio, veniva segata a pezzi a forme di parallelepipedo, con particolari ‘seghe a sciabola”, e portata a vendere non solo in paese ma anche nei vari comuni della valle, a Roccasecca, a Castrocielo, ad Aquino, a Pontecorvo.



L’Inchinata:

Per lunghi secoli, e fino al 1850, le due parrocchie ecclesiastiche, di Castrocielo e di Colle S.Magno, hanno costituito separate un'unica comunità, incontrandosi il Lunedì in Albis alla Chiesetta di S. Maria Assunta in Cielo (del 1300).


All'inizio del 1300 fu eretta sulla cima del monte Asprano, vicino al castello, la chiesa di S. Maria Assunta in Cielo, che assicurava il servizio liturgico sia alla comunità di Colle San Magno che a quella di Palazzolo (Castrocielo), sorta sull'altro versante del monte. Proprio questa singolare caratteristica di una chiesa in comune tra due paesi (non a caso l'Arciprete risiedeva per sei mesi a Palazzolo e per gli altri sei mesi a Colle San Magno), restata in vigore fino al 1850, ha originato una particolare cerimonia liturgica che le due comunità festeggiano ogni Lunedì in Albis (Pasquetta). Infatti, solo nel 1850 furono costituite due parrocchie separate con due parroci. Questa comunanza di vita civile e religiosa durata per secoli, resta ancor oggi testimoniata nella tradizionale e caratteristica processione del Lunedì di Pasqua.




Il Giorno del Bacio *, visto da Castrocielo

* Testo tratto dal libro "Castrocielo Sparito" scritto da Bernardo BERTANI e pubblicato da Pietro MONTELLANICO nell'anno 2000

"Il lunedì di Pasqua vede, ancora oggi, il ripetersi di un' antica tradizione, anche se lo spirito non è più quello di un tempo. Giova ricordare che, dall' epoca in cui il Comune di Castrocielo si trasferì dall' alto del Monte Asprano, verso la attuale ubicazione del centro storico, si trasportarono nel nuovo nucleo urbano le reliquie già conservate nella Chiesa Madre di S.Maria Assunta in Cielo. Ciò avvenne nell'anno 1601, come ricorda una lapide posta al sommo del reliquiario esistente nella sacrestia della Chiesa Parrocchiale.
Da allora, ogni lunedì di Pasqua, si torna processionalmente alla antica chiesa matrice nella quale si riportavano le antiche reliquie, prima che venissero asportate da mani profane nel corso delle invasioni verificatesi durante l'ultimo conflitto bellico ( 1940-45).
La cerimonia inizia di buon mattino e ciò non soltanto in previsione del lungo percorso montano che, per le sue frequenti asperità, impone lentezza ai pellegrini ed, ancor più, ai portatori della statua della Madonna, ma anche e soprattutto a causa di un primato che Castrocielo deve conservare.
Occorre dire a questo punto che il paese di Colle S. Magno, anch'esso derivato dal "Castrum Coeli", conserva una analoga tradizione processionale.
Da tempo immemorabile, Castrocielo ha però il diritto di precedenza nella celebrazione delle sacre funzioni nella Chiesa Madre che è sul monte; diritto che non vuole perdere, cosa che avverrebbe se la processione di Colle S. Magno arrivasse per prima.
A tale scopo, negli anni andati, i Collacciani (così son detti gli abitanti di Colle S.Magno) tentarono delle sorprese avviando la loro processione anzitempo ma i Castrocielesi, che hanno da sempre vedette in avanscoperta, non si lasciarono cogliere alla sprovvista e con mezzi alquanto energici, impedirono l' accesso in chiesa alla processione rivale.
Da tempo però, tutto si svolge in armonia; tuttavia, allorché la processione di Castrocielo muove dalla Chiesa parrocchiale, molti paesani già sono avanti nel cammino, vigili sentinelle del loro primato.
Il corteo rinnova usanze antiche; la statua della Vergine, portata a spalla per la via montana, viene deposta due volte durante il percorso su apposite basi quadrangolari dette in dialetto: "posature", cioè "poggiatoi", fatti di pietre accostate a secco che ricordano le antiche are, da immemorabile epoca costruiti a sollievo dei portatori.
[…...]
All' arrivo della processione, la vetta del monte è già popolata da una folla, per la maggior parte uomini, che hanno preceduto il corteo, sia per sottrarsi al lento cammino, mal gradito da gambe giovanili, sia per quella guardia al diritto di priorità di cui ho prima parlato; e ciò anche, se da tempo, come già ho detto, sembrano deposte velleità di conquiste da parte dei Collacciani.
All'arrivo la processione, pur incontrando quasi di fronte la chiesa, entra in essa dopo averne compiuto il periplo secondo un' antica usanza forse di origine pagana.
Dopo le sacre funzioni, la folla passa dal rito sacro a quello profano della "colazione". Ciambelloni, detti dialettalmente "pigne", ciambelle, uova sode, salami, vino, vengono consumati in allegria. Un tempo, castagne secche riunite con uno spago nel quale erano state infilzate a mo' di rosario, costituivano una caratteristica oggi in declino per i mutati gusti, divenuti più raffinati e per l'elevato costo delle castagne..!
Mentre la consumazione del pasto è sul finire, muove verso l'alto la processione di Colle S. Magno lungo un percorso che si snoda sul versante opposto a quello salente da Castrocielo.
Uno studiato sincronismo, di antica tradizione, vuole che i Castrocielesi lascino la vetta con la propria processione in maniera tale che le statue della Madonna dei due paesi, si incontrino al confluire delle due vie mulattiere e, nell'incontrarsi sostano, mentre i portatori le inclinano l'una verso l'altra; quasi si scambiassero un bacio !
Questo avviene tra il tuonare di mortaretti e dopo che lo stendardo di Castrocielo ha roteato ancora per salutare, questa volta, la statua di Colle s. Magno.
Compiuta tale cerimonia, mentre un corteo si snoda verso il basso, l' altro continua nella ormai breve ascesa, verso la chiesa. "

Così da secoli, i cittadini di Castrocielo e Colle S. Magno, ricordano la comune origine dei loro paesi.






Foto e video by Derspina


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