Questo lungo viaggio al Nord si perde
nelle campagne laziali, umbre, emiliane, trentine e venete, giri di ruota a
rincorrere parole non scritte, finalmente ritorna l’entusiasmo di ritrovare
chi, per un brutto anno passato, non vedo da tanto, troppo tempo.
La
vera casa dell’Uomo non è una casa,
ma
la strada,
Foto di Derspina - Argentina Norte)
e
la vita stessa è un viaggio da fare a piedi.
( da Sentieri Tortuosi – B. Chatwin fotografo)
Foto di Derspina - Argentina Norte-Etiopia)
Novembre al Paesello
Rovereto.
Si prosegue verso Folgaria, un pò di tornanti, ma solo all’inizio e poi la
strada dovrebbe essere liscia. Teoria.
La pratica mi vede invece a
Mattarello, Vigolo Vattaro, passo della Fricca, disposta ad affrontare con
poco, tutte le nebbie del mondo, salita attorcigliata sui tornanti, la
concentrazione che avanza nel buio più nero, andare su per scoprire che poi
devi riscendere giù, dalla strada 349 alla 350.
E finalmente spunta il Paesello,
arroccato sulla montagna, la piazza illuminata a festa, la biblioteca sbarrata,
ma sono contenta, felice come non mai di assistere al lungo viaggio alla fine
del mondo, la vita di Ape per 6 mesi a girare i pedali e a consumare scarponi, a
mescolarsi nelle valli del vento e del silenzio, a ricercare cime gelate, panoramiche
avvolgenti, tramonti infocati, cieli schiaccianti, albe inondanti.
Il mondo è appena cominciato in questa
fine, dove trovano giusta pace Gino Buscaini, che questa terra patagonica ha
amato e vissuto più di ogni altra cosa, e i suoi scarponi, consumati dai piedi
del nostro Ape, orgoglio montanaro di tutto rispetto. Un giro di migliaia di
kilometri condensato in poche ore di racconto, scioltezza in quell’idioma a noi
vicino, con la semplicità del linguaggio e la bellezza degli scatti, a migliaia
nei ricordi, selezionati troppo pochi per noi amatori. E se per un attimo gli
occhi si spengono nell’oscurità della realtà, si accendono le voci sonore di
JJ6 e Giovanni, a rianimare l’attenzione che non è mai mancata. Ed il piacere
di visi noti, quelli di Clark, del GPS e del Gino, a brindar come è giusto di
un pezzo di vita ritrovato nelle gelide cime del mondo infuocato, nei guadi dei
torrenti e del vino, nello scorrere delle parole e, per loro, dell’asfalto del
rientro alle rispettive case. Per me, il letto sulla cengia di Ball, davanti ad
un immensa libreria piena di cultura e pareti, mi attende, generoso l’ospite e silenziosa
notte di ristoro al centro del Paesello.