“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Grilli e birilli


Il secondo ramo - calpestando la terra
Racconti montanari

GRILLI E BIRILLI

7 maggio 2006   Traversata - Da Prati di Tivo - Monte Intermesoli  - a Piana Grande  Gita scialpinistica per il versante Ovest


Intermesoli trae origine dalla combinazione di termini grecolatini, Inter (tra), e Mesos (medio-mezzo) stante a significare luogo di mezzo; tra due fiumi come sostengono alcuni o anche, come appare più concordante, con l’assetto amministrativo e di viabilità interna che si era dato l’Impero Romano, luogo intermedio, di posta, attraversato da una via di mezza costa congiungente Assergi (Prifernum) con Penne (Pinna) e Hatria (Atri) città importanti romane. Centro di raccordo di una viabilità secondaria e di controllo del territorio come dianzi accennato tra i pagus di montagna.”

I GRILLI

Pizzo Intermesoli è la nostra mèta.

Oggi più che mai la sveglia suona prima, abbiamo un bel po’ di chilometri da affrontare con i guidatori più spericolati del gruppo. E le due donne partecipanti non brillano certo di fermezza di stomaco!
La squadra è decimata, la scelta dell’itinerario non si mette in dubbio (neanche il nostro mediatore ci prova, chissà per quale miracolo divino!), e la partenza, al contrario di altre volte, avviene puntuale sotto il migliore degli auspici. Sosta d’obbligo al bar di Carsoli, il cui ristoratore ci offrirà un pensiero molto gradito in vetta, chilometri di strada, curve, appuntamenti …e via in partenza nella Val Maone.

I pensieri dell’uno sono senz’altro i pensieri dell’altro, mentre scivolando con solerzia sulla neve scorrono sotto gli occhi cascate d’acqua, pareti umide e rocciose, il boschetto, e la parte terminale e spettacolare del Vallone dei Ginepri. Il sole fa capoccella ogni tanto, le nuvole viaggiano veloci, il cielo sopra le cime di Intermesoli diventa ad intervalli celeste e plumbeo.
Dentro di me richiamo il sortilegio di una giornata all’insegna se non del bello, almeno dello stabile.

Le chiacchiere ininterrotte con Serena, unica anima che ancora mi convince che la gita non è fatta solo di cime, non distolgono la mia attenzione dall’ambiente superbo che si delinea nella valle: attirata dal Canale Scrimone, non mi accorgo che siamo giunte all’imbocco dell’anfiteatro su cui si eleva la disperante Sella dei Grilli.

Il gruppo si divide, in testa i tre, Paolo, Bruno e Benni, che scelgono la via diretta, dritta per dritta; Stefano deciderà la via a piedi; Lorenzo, Serena e i due Alessandri scelgono la saggezza, nel lungo traverso centrale.
Io per non scontentare nessuno seguo prima la via diretta e poi l’avveduto Lorenzo.

Una dopo l’altra le curve si susseguono sul ripido pendio, mi solleva l’animo solo la quota che mi dice Stefano, quella dell’arrivo alla sella dei Grilli.

Ovviamente non siamo soli: Italo, per non perdere chissà quale appuntamento, chiama costantemente la sera prima per informarci che lui partirà un’ora prima di noi (un pò come Bruno che fa sempre il bastian contrario), e con la consapevolezza che avremo una splendida traccia da seguire, la certezza si manifesta quando spuntano piccole ombre scure sulla cresta sommitale al momento in cui noi affrontiamo la prima vera salita. Dopo, lo stesso Italo ci descriverà “in fila come operose formiche cariche del loro fardello”.

Nel frattempo sono saliti tutti; i miei grilli urlano più forte del solito nel mio orecchio, ed è ora di mettersi gli sci sulle spalle per raggiungere i grilli veri della Sella: e poichè una gita è una gita e non un tour de force, io e Serena ci riappriopriamo della nostra coscienza femminile, concedendoci una meritata sosta.

Però anche gli uomini del gruppo non vogliono essere da meno, per cui, coscienti che la gita è anche piacevole compagnia, soprattutto femminile, gradiscono la sosta venti metri più in alto.
Ma noi non ci formalizziamo, soprattutto perchè, mentre pensavamo di godere della solitudine conquistata, ecco apparire colui che già da tempo imperversava nella Valle: soprannome “il turco”.
Come uomo straniero che si rispetti, sceglie la nostra compagnia piuttosto che quella dei piani alti e noi due donne raccogliamo con meritata gioia tutti i complimenti che ci vengono offerti, compreso lo scambio con nazionalità straniere. E dopo aver visto la sua impresa nell’affrontare l’uscita sulla sella con la piccozza in mano, decido che mai! affronterò la salita con tale arnese - dopo tutti i complimenti da lui ricevuti - e conduco il gruppo in salita libera ai prati sovrastanti.

Lì si compie la diaspora: due a destra, quattro al centro, due a sinistra e .....uno giù, che si ricongiungerà con noi al termine della discesa in Val Venacquaro.
Sparsi così per l’impervia parete ghiaiosa cominciano a volare improperi, fatica, sudore, sassi e passi.
Uno dietro l’altro, uno addosso all’altro, sulla ghiaia, sui cespi erbosi, sulla neve, ed infine sulle rocce, con le mani, con i piedi, con tutte le parti del corpo, con la nebbia, con le nuvole, a tratti con il muto salire della fatica o con il mio esorcizzante chiacchiericcio.. e siamo in cima, a goderci tra nuvole, vento, neve, risate e battute gli splendidi cioccolatini fondenti al rum, generoso omaggio del nostro amico barista di Carsoli.

E sotto lo sguardo severo della Madonnina, solo allora Bruno si accorge che manca un uomo, e che per ritrovarlo dovrà affrontare una discesa descritta OSA, e per di più con scarsa visibilità.

Animo! è ora di conquistarci il piacere di sciare, su una neve che già dall’attacco si preannuncia perfetta: vinta anche da Bruno la prima sella, sarà un continuo alternarsi di chiamate,  partenze,  arrivi, di voli, di consigli sulla strada da seguire, fino alla certezza che se Italo è andato giù tranquillo, godremo anche noi e così sarà.

I BIRILLI

E presa dall’entusiasmo della sciata perfetta, nebbia permettendo, mi scapicollo giù sulla quasi pista da sci, con gli occhi da Cip e Ciop, come li definisce Lorenzo quando brillano di gioia per l’immensa bellezza del momento, e non mi accorgo che forse dovrei per tempo placare l’entusiasmo.

E complice un sasso non visto, faccio strike sull’intero gruppo, in fila a scaletta aspettando di scendere l’ultimo tratto del canale.

Risultato: due birilli contusi nell’animo, e a nulla sono valse le mie scuse di imprudenza e imprevedibilità, Bruno non perdona!

La discesa prosegue nella conca e sul pendio del Brecciarone, Lorenzo a cercare la neve più alta, e tutti ad evitare minuscoli detriti che coprono la compatta distesa di neve.

Ed eccoci riuniti sotto le cime crestose di Intermesoli, sotto lo sguardo indifferente di un camoscio in risalto sulla cima a ritrovare il selvaggio silenzio delle pietrose valli, e l’idea di scendere a trenino fino in fondo entusiasma gli animi anche dei più restii, restituendo quella complice giovialità del piacere di una gita in compagnia.

Con rammarico e gioia carichiamo gli sci sulle spalle, per non sentire, come dice Stefano, il peso e l’acqua che viene giù, rapiti dal bosco più antico del mondo racchiuso nella fresca nebbiolina del tramonto.
Un albero fulminato narra la storia del bosco, così come le tracce dei predecessori indicano la via e...... siamo a Piana Grande.

Gli sci accumulati, e non i proprietari, ci suggeriscono che servirà un nostro viaggio per recuperare il materiale, e la sorte infida gioca ancora l’ultimo brutto tiro al già provato Bruno.

Ma noi, (le donne), ringraziamo lui e tutti i partecipanti per la splendida giornata, perchè non sempre si può dire, come in questo caso, a chi è mancato: “CHE VI SIETE PERSI!”

Come sempre e con gioia,
un abbraccio dalla vostra Derspina

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