“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Rava del Ferro

Il secondo ramo - calpestando la terra
Racconti montanari

RAVA DEL FERRO


13 MAGGIO 2006      - Gruppo della Maiella, Versante Ovest da S. Eufemia - Lama Bianca          Gita scialpinistica

All’arrivo il bosco è in risveglio: i teneri germogli regalano l’alternarsi di tutte le sfumature del verde, in contrasto con l’ancora marrone terreno, pieno di foglie autunnali.

Un soffio enorme di aria ha spazzato la montagna all’attacco del percorso: si sente ancora il soffione del vento che ha piegato i rami, esili e composti, rendendoli un groviglio difficilmente districabile. Ma forse nessuno vuole sciogliere l’aleatorietà della vita, il pensiero corre all’attimo in cui la folle corsa ha trovato riposo sulle pendici più dolci e sulla strada.
Provo ad immaginare il boato che deve aver seguito l’immensità delle particelle bianche perse nell’aria, a disegnare una nuvola di candore e vapore.

Un sasso rotola sulla gialla e trasformata neve: il solco che lascia affonda poco, man mano che scende prende velocità e saltella, adesso arriva come un proiettile, zompettando a distanze più lunghe, e veloce, molto veloce.. ma la neve pesante lo arresta di colpo. Gli vado incontro, sembrava un sassolino, ed invece le sue dimensioni sono più che discrete. Quasi come la mia pazienza che sta giungendo al termine dopo la lunga attesa dei compagni al rientro dal Pescofalcone.

Ma il mio giorno è un altro, a combattere con i muscoli, che dopo anni di allenamento si sono risvegliati, lì dove Benni conta i passi, e senza sapere di lui, anch’io. Non riesco ad arrivare neanche alla Sella, che mi consentirebbe di scendere con gli altri. Oggi le gambe, lo stomaco, i giramenti di testa non mi permettono di tirare il fiato, e con un poco di amarezza, scendo i miei sofferenti 1000 metri.
Comunque il paesaggio è superbo, il giovane verde risalta sulle gugliette affilate e rocciose, la neve spezza il panorama colorando di bianco il terreno, ed in prossimità di speroni rocciosi, i gorghi avvallati dal calore invitano a tenersi lontano dai bordi.



Prima della discesa mi riposo, chissà di cosa sono in attesa.
Ed infine lo so. Non c’è gusto a scendere senza condividere con qualcuno la gioia di esserci, ed ecco che due puntini si svelano all’orizzonte.
Ma che strano modo di scendere! Due caschi, uno spazzaneve a curve un po’ strane, ed uno…sempre per terra in avanti.

Senz’altro il Pescofalcone mette alla prova, ma scendere così con gli sci non l’avevo mai visto. Ed invece mi accodo allo sfortunato sciatore, pensando che fosse un fondista un po’ matto: è uno sciescursionista alle prime armi, venuto per fare esperienza sulla Rava del Ferro.
Uomo coraggioso e da applaudire, e così lo accompagno, insieme alle mie vertigini. Ma va bene così, tra amatori della montagna si parla delle esperienze e dei sogni, del tempo passato e di quello che si è.
E decido di affrontare la grande attesa al bivio del canalino.

Scendono, non scendono, si vedono, non si vedono, si sentono, non si sentono..
..ecco un paio di sci e spunta…il “turco”! Anche oggi sfoggia il suo sorriso a 360 denti bianchi, chiedendomi fino a dove arriva la neve, da che deduco che lui è ancora in traversata, proveniente da dove non so, ma lo saprò sicuramente alla prossima puntata…

ed eccoli contenti e soddisfatti, di una bella discesa su neve stupenda, tanto da far sembrare il canalino più ripido…
o sono loro che sono diventati più bravi? Ah saperlo!

Stancamente, la vostra Derspina
A proposito, Anna, che ti sei persa!

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