Tra conservazione, contaminazione e sublimazione, l’ombra della Storia
Per caso mi sono imbattuta in alcune foto su una rivista che hanno attratto la mia attenzione, non soltanto per la tecnica fotografica ed i colori, ma per le loro sorprendenti didascalie: il mondo antropizzato visto con gli occhi delle foto aeree di David Maisel.
Non essendo un critico d’arte, lascerò parlare da sola la sua visione stupefacente della realtà, dove corrosione, devastazione, antropizzazione, inquinamento e tecnologia si collazionano nei suoi scatti trasformandosi in arte.
History’s Shadow
Rielaborato da : http://www.domusweb.it/it/art/l-ombra-della-storia/
“ Nel 2007, mentre era artista residente al Los Angeles Research Institute, al fotografo David Maisel capitò di scoprire un tesoro di materiali che sarebbe stato la base di un nuovo, enigmatico progetto: migliaia di radiografie dell'enorme patrimonio Getty di scultura classica e oggetti antichi di tutto il mondo, realizzate a scopo di ricerca e conservazione, fecero intuire a Maisel la possibilità di un progetto di rifotografia senza precedenti.
Selezionando repertori di esemplari di quell'istituzione, e in seguito dell'Asian Art Museum di San Francisco, Maisel usò le radiografie come punto di partenza di nuove foto a colori che comunicano un'energia indicibile.[..]
L'ambigua qualità suggestiva di queste immagini nasce da una somma di fattori senza paragone. Processi tecnologici e ottici (radiografia, fotografia) penetrano in oggetti artigianali del lontano passato (sculture, immagini devozionali, recipienti) comprimendone le qualità dimensionali, materiali e storiche in un'unica sfera di spiritualità: particolari interni, come armature e chiodi, spiccano nettamente; lacune più scure conservano zone di mistero tenebroso.
In History's Shadow le radiografie fornivano una matrice d'immagini che trascendevano il proprio valore storico-artistico e parevano scavalcare secoli e dimensioni. In quest'opera, dichiara Maisel "ho considerato queste radiografie come espressione degli artisti e degli artigiani che avevano creato gli oggetti originali, benché molti secoli fa; come vestigia e indizi delle società che hanno prodotto queste opere; e come comunicazioni provenienti dal passato, che esprimono le immutabili qualità che in qualche modo rimangono costanti nel tempo. Che cosa ci possono insegnare queste opere d'arte appartenenti a culture del passato riguardo alla nostra attuale posizione nella storia umana, o riguardo al nostro rapporto con il passato, in gran parte fondato sull'archeologia e sul trasferimento di oggetti culturali oltre le frontiere nazionali? Le radiografie forniscono un filtro e uno strumento (in quanto la percezione stessa è filtro e strumento) per leggere le qualità intrinseche di queste opere, gli indizi elementari di cui queste opere sono intrise. Incoraggiano una conoscenza che si realizza tramite la percezione e l'arte così come tramite la scienza e la ragione, che espande e fa collassare il tempo".
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The Lake Project
Il lavoro di Maisel ha cercato di misurarsi con i problemi e con le possibilità di comunicare l'enorme (sia nel senso della scala sia in quello dell'obiettivo tragico). Le sue foto aeree di siti sottoposti all'impatto dell'uomo, tra cui The Lake Project e Oblivion usano il linguaggio dell'astrazione cromatica per esplorare la tradizione del paesaggio.
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Library of Dust
Più recentemente Library of Dust ha presentato dei contenitori di rame contenenti i resti della cremazione dei corpi di pazienti ospedalieri mai reclamati da parenti e amici. Su questi contenitori, che avevano subito l'allagamento dell'ambiente in cui erano conservati, erano fioriti depositi minerali di intenso cromatismo, creando un segno vivido ma lugubre dell'abbandono di queste anime.”
Da http://www.clickblog.it/post/2861/library-of-dust-di-david-maisel:
“ In una stanza dell’ospedale psichiatrico dello Stato dell’Oregon, attivo dal 1883 al 1970, lo stesso nel quale sono state realizzate le riprese del film Qualcuno volò sul nido del cuculo, sono stati trovati gli anonimi contenitori delle ceneri, di quanti per anni sono deceduti nel sanatorio e i cui resti non sono mai stati richiesti dai parenti. Numerate da 01 a 5118, queste taniche di rame rimaste in una sorta di limbo per tantissimo tempo, con l’ossidazione hanno prodotto una fiorescenza di colori di straordinaria bellezza.
Canister I
Canister II
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Terminal Mirage
David Maisel manifesta la sua capacità di cogliere la bellezza, la poesia e nuova vitalità, delle rovine di quello che è andato distrutto e rovinato dall’espansione urbana indiscriminata e irresponsabile, come testimoniano le fotografie aeree, con le quali da anni trasforma il lavoro geo-industriale in qualcosa di artistico e l’inquinamento in una sorta di progettazione “avant-garde” del paesaggio, tragica, disperata e bellissima. “
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Ancora su di lui:
David Maisel: fra fascino e orrore. di Venere Pasca
tratto da : http://www.ventonuovo.eu/arte-e-dintorni/6269-david-maisel-fra-fascino-e-orrore.html
“Terrificanti, agghiaccianti, spiazzanti: le foto di David Maisel colpiscono dritte al cuore per il modo forte e diretto con il quale mostrano gli orrori del nostro tempo.
Paesaggi che di naturale hanno ben poco, quasi come se fossero fatti di plastica, immagini surreali di mondi che sembrano molto distanti dal nostro e invece vi appartengono.
Specializzato in fotografia aerea per anni, ha raccolto gli scatti di paesaggi americani visti dall’alto, surreali stralci di mondo che lasciano cadere la certezza immutabile della bellezza della natura, immortalando un qualcosa d’inquietante e spaventoso.
Un paesaggio deturpato, trasformato, inorridito dalla mano dell’uomo che l’ha reso innaturale e plastificato. In un mondo che ricerca continuamente e freneticamente il ritorno al passato, con il boom dell’eco chic, del bio e del naturalismo in ogni sua forma, Maisel ci riporta a guardare al cuore del problema, lasciando che la nostra coscienza si interroghi da sola. Tutto nel mondo di oggi è Bio, Eco, Organic, sigle che ormai sono applicate ad ogni sorta di prodotto di consumo, dall’alimento al cosmetico, dall’abbigliamento all’arredamento, tanto da far diventare l’ecologismo una moda.
L’atteggiamento di protesta verso una cultura troppo occupata a guardare agli affari per preoccuparsi del futuro del pianeta, scoppiato negli anni settanta, diviene una politica di marketing. Quasi ogni azienda promuove la propria linea Bio, Eco, e qualsivoglia sigla che rimandi ad un naturale processo biologico di produzione, ma se si prova a chiedere ad un qualsiasi consumatore il vero significato di queste mille abbreviazioni, ritroviamo un po’ di confusione. Una mera moda intrappolata nelle leggi della pubblicità che per ora, almeno, sembra aver portato sicuramente molti frutti alle aziende. Un’ecologia raccontata attraverso i colori satinati della promozione e data in pasto ai consumatori senza troppe domande o spiegazioni.
Tutti si affannano a predicare il ritorno al passato, in una sorta di mistificazione di un paradiso perduto nel tempo che pochi hanno avuto la fortuna di vivere e conoscere senza pensare che forse più che al passato bisognerebbe guardare al futuro, cercando un nuovo modo di vivere la natura che sia il più possibile sostenibile e a impatto zero. Nuove energie, nuovi modi di concepire il modello abitativo, auspicare ad un radicale cambiamento ecologico dello stile di vita di ognuno di noi, che non si limiti alla raccolta differenziata e all’acquisto di prodotti biologici nel supermercato sotto casa. Iniziare a guardare la natura e il paesaggio naturale come qualcosa che appartiene anche e soprattutto al nostro futuro, non al passato, una favola che un domani i nostri figli, nipoti, successori dovranno vivere e non rivedere nei ricordi di chi c’era.
Dovremmo iniziare a pensare che il problema ambientale è un problema di tutti e tutti nel nostro piccolo dovremmo cercare di dare un contributo, capendolo, riflettendoci e pensando, non solo per mera moda. Questo è quello che le fotografie di Maisel ci fanno pensare, presentandoci scenari di paesaggi ricchi di figure terrificanti e soprattutto inquietanti che dovrebbero invogliarci a cambiare e cose. Maisel vuole sicuramente arrivare a colpire le coscienze di ognuno di noi, e i suoi affascinanti ma pur sempre inquietanti paesaggi ci portano a chiederci se è davvero questo il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli.”
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Altre sue opere : The Mining Project
Siong Chin commenta così i suoi lavori: David Maisel
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DAVID MAISEL, artista
Le prossime mostre:
608 New York Avenue
Sheboygan, WI 53081
Sheboygan, WI 53081
Nevada Art Museum:
The Altered Landscape: Photographs of a Changing Environment
September 24, 2011 – January 8, 2012.
The Altered Landscape: Photographs of a Changing Environment
September 24, 2011 – January 8, 2012.
160 West Liberty Street in downtown Reno, Nevada
100 W 14th Ave Pkwy
Denver, CO 80204
Denver, CO 80204
Museum of Photographic Arts:
Infinite Balance: Artists and the Environment
October 11, 2011 – February 5, 2012.
Infinite Balance: Artists and the Environment
October 11, 2011 – February 5, 2012.
1649 El Prado San Diego, CA 92101
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