Ben altra fortezza si arrocca sull’inattaccabile colle giudaico, Metzudà o Masada: un’intera collina cela le rovine conservate dell’inespugnabile opera, raggiungibile a piedi dall’impervio sentiero del serpente.
‘L’opera sul vuoto’ è la scalata di Erri De Luca, ‘costruzione di passi verso l’alto’ che porta dall’inferno al piano, dalle tentazioni di Sodoma alla più strenua difesa, mondo fortificato e isolato, invisibile ai più nell’arido paesaggio.
Deserto d’intorno necessita acqua, guerrieri fedeli bramano casa, il loro re anela potere, grandezza, potenza come la dimora che Erode fece costruire, palazzo inconquistabile se non dagli Zeloti, antica popolazione giudea, che qui nacquero, resistettero e morirono, compiendo tutti insieme l’estremo sacrificio per la difesa della loro morte da uomini liberi.
Mura perimetrali spesse e consistenti custodiscono all’interno altra protezione, casematte che a nulla valsero contro il predominio astuto dei Romani, abili assediatori e silenti conquistatori di picchi: un enorme terrapieno sul versante ovest garantì la loro vittoria sugli Zeloti, laddove gli stessi avevano eretto la struttura per il loro culto, la sinagoga.
“La superficie pianeggiante di Masada, ampia una decina di ettari, in tutto il suo perimetro fu munita di un muro a casamatta e nei 6,5 metri che correvano tra i due muri della casamatta furono ricavati circa un centinaio tra depositi, arsenali e abitazioni: tra l’altro, lungo il lato occidentale dello stesso muro trovò posto anche una sinagoga, una delle più antiche della Palestina.” (L’ultimo attacco a Masada, di G. Biguzzi)
Mai Erode vide gloria della sua opera, da uomo mortale morì prima del suo compimento, mai partecipò della sua sicurezza fino alla morte, la sua sete di bramosia lo allontanò da siffatta reggia tanto da farla ricadere in mani nemiche che la trasformarono in rifugio per la loro rivolta contro i Romani.
Nessun commento:
Posta un commento