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Himachal Pradesh - Khunzum La (passo, 4551m) e veduta panoramica sopra il ChandraTaal lake |
Cosa c’è
dietro?
E’
sempre stata la mia immensa curiosità a spingermi oltre: su un colle, verso la
cima, arrampicando una parete, dentro ad un canyon, tra le righe di un libro, viaggiando
nel mondo, nella Storia, nella memoria.
L’empatia
ha fatto il resto: la foto scattata bucava la macchinetta, le parole correvano
sul foglio, il mio sguardo sostituiva il sorriso, le lacrime pulivano
l’emozione.
Questione
di equilibri; corsi di formazione, esperienza e vita insegnano a bilanciare e a
gestire i nostri attimi; ma qualcosa sfugge e allora siamo liberi di cercare,
di soddisfare, di scoprire, di sognare.
Il mio
punto interrogativo è sempre stato perchè?
cosa c’è oltre il cielo? Dove sparisce l’orizzonte? E dietro alle stelle?
Scatta
la risolutezza: “Ma
l’avventura che seguirà, mirata a soddisfare questa curiosità, non dovrà mai
avere lo scopo di fuggire bensì quello di raggiungere qualcosa, di appagare il
bisogno che è nell’uomo di andare oltre e di vedere, conoscere, misurarsi,
provarsi, sapere.” (In
Terre lontane, Bonatti W., 1987, Baldini & Castoldi).
Ma ci
vuole coraggio non solo ad andare, a conoscere, a capire, a raccontare. Occorre
azzerare il cervello e cancellare la parola ‘occidentale’, immergersi
totalmente nel Mondo e lasciarsi rapire da quello che è, e non da quello che
dovrebbe essere. Solo così ci sei dentro fino all’anima.
Ultima
scoperta, i colossi dell’India, le valli isolate, lo strapiombo della paura, il
bilico di blocchi rocciosi sospesi. Pietra sopra la testa, precipizi sotto ai
piedi, a valle le acque vorticose e violente di fiumi impetuosi.
Camminare
scalzi sul pavimento infuocato del Tempio riporta alla realtà, comanda il tuo
cervello a cercare un punto di equilibrio per la comprensione, la condivisione,
l’arricchimento dell’animo. Ma il nostro pensiero occidentale frena
l’immedesimazione, l’immersione totale in questa parte di mondo. E allora il ‘perchè?’ diventa altro, ha sete di ulteriore
conoscenza, differenti motivazioni, successiva ricerca.
Piango
davanti alla beltà della natura: dall’alto della dolce collina sfilano le cime
dei 6000 metri di quota. Laghetti di acqua cristallina, acqua gelata, nebbia
riflettente; strati compatti di pietra sospesi nel vuoto, mummificati e
sovrapposti nell’aria, molecole bloccate dal ghiaccio e dal freddo perenne di
quota, sminuzzate e minuscole sulla riva. Ovunque, il grido di un respiro alla
vita, anche nel più completo immobilismo della forza della natura.
Ricominciare
è sempre stato per me una sfida, dopo oltre un anno di nebbia spero che oggi diventi
una consapevolezza.