Appunti deliranti di un vento silenzioso
Se il vento potesse parlare,
nessuno riuscirebbe a fermare la sua voce,
che corre libera nella piana satura della nebbia di mille particelle dispettose, disordinate, caotiche, frustanti, sferzanti, totalmente avvolgenti.
Si annuncia da lontano il suo alito: alza i mulinelli di quel Diavolo che ha in corpo; alimenta la sua danza nello sterminato vuoto;
si annoda stretto a se stesso fino ad estendersi improvvisamente e riempire così tutti gli spazi vacui con la sua cattiveria.
Se il vento potesse parlare,
sudore stratificato sulla pelle di chi accetta il suo rimbrottare,
mummificato nei secoli di deposito salino, carbonato, silicato, solforato
a disegnare strane forme in continuo, lento, inesorabile mutamento.
Se il vento potesse parlare,
disegnerebbe con mille particelle colorate caleidoscopici scenari di verdi cristallini, acidi, giallo ocra, rosso fuoco.
Figure geometriche tonde e aguzze, lisce eppur taglienti,
cangianti di colore al solo tocco della pelle, o al suo respiro ossidante.
Se il vento potesse parlare,
rimarrebbe incastrato nelle corde tese
delle esagonali figure coerenti dell’arida terra,
tenacemente ancorato all’urlo del suolo, che smuove la sua superficie quel tanto che serve a far uscire il flebile soffio di sopravvivenza:
acqua evaporata all’istante dal calore della sua voce incessante,
maledettamente ribollente,
inesorabilmente riflettente.
Se il vento potesse parlare,
trasporterebbe passo dopo passo, lentamente e costantemente milioni di gocce profumate lungo la scia del corpo del cammello,
evaporate al sole implacabile di un’intera giornata e tornate a vivere all’ombra del crepuscolo,
quando stanco e annientato dall’attesa e dal peso l’animale si accoda al passo di chi lo precede, cedendo l’orma a chi lo segue,
verso l’orizzonte rifrangente perso in una palla infuocata.
Se il vento potesse parlare…..
Ma il vento è silenzioso.
Accarezza calorosamente la tua pelle nella notte meravigliosamente stellata,
attende muto di unirsi alla musica dei suoni quotidiani:
di un gallo che non c’è,
di un muezzin che non ha moschea,
di un asino che non ha muro,
di un bambino che non ha casa,
e ascoltano immobili il fruscio del suo invisibile tocco.
By Derspina Natale 2010-2011 - Dancalia - Ahmed Ela
segue con : Nera Dancalia bianca: Il calore dell'inferno
segue con : Nera Dancalia bianca: Il calore dell'inferno