“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Turbinii sul Rotella





L’occhio è attirato da questo vortice impetuoso che gelidamente avvolge il corpo. Istintivamente abbasso il capo, ma mi lascio trascinare dalla veemenza del risucchio. Un attimo dopo è sparito, metri più in giù, fino a dissolversi del tutto. Ne segue un altro che spara migliaia di particelle in aria, in un mondo di coriandoli iridescenti a formare un tornado bianco che svanirà in pochissimi secondi.


Resterei lì a contemplare questo fenomeno di forza della natura per ore, ma la cresta ci aspetta, anzi non c’è dubbio che i veri turbinii saranno lì, al limite tra il calpestio del passo e l’aria libera, tra il corpo e le nuvole che oggi scorrono veloci in un cielo a tratti azzurro.







L’inizio è ciaspolante, ma sono imperterrita con gli sci: alla fatica della salita preferisco di gran lunga la libertà della discesa, con le curve, il peso del corpo, i piegamenti, lo scivolare, il pennellare la neve........

Il Grimorio della Strega

“Ogni strega possiede il suo Grimorio personale chiamato anche Libro delle Ombre. Esso va tenuto nascosto e al sicuro ed è una sorta di diario personale entro cui ella di proprio pugno trascrive le formule, gli incantesimi, i riti, traccia i pentacoli e tutto ciò che le è utile per lavorare.
Ogni strega scrive i suoi incantesimi personali sul Grimorio dopo averne provata l'efficacia. Il proprio Grimorio deve essere un quaderno con la copertina nera e rigida, facile da occultare o da portarsi appresso.
Non è un libro acquistato e stampato ma bensì un Compendium Esotericum che viene stilato dalla strega copiando parti ritenute ottime di altri libri, tralci di altri testi e incantesimi propri.


 
Riceverne uno in eredità è veramente un grande dono prezioso. (da www.bethelux.it) 


Mentre tentavo di uscire dagli inferi nei quali ero piombata, ho cominciato a leggere la storia del Forum, i post, praticamente tutto il sito. E mentre leggevo ho capito che stavo ereditando il mio Grimorio. Così ho cominciato a recuperare dal Calderone le sue  “parti ottime”........


Ripescando nell’intruglio l’indice del Grimorio ereditato da OverTheTop

La magia le ha fatte riversare nel calderone della Strega, e girano, girano, formando mulinelli, riemergono, riaffondano, si amalgamano, ma lì rimangono, ed ogni tanto al tocco di bacchetta una trama salta fuori….bella….trasparentemente bianca…, così chiara da rimanere sospesa nell’aria, e, da qualche mortale, letta.  Un attimo si svela appesa nel vuoto, il tempo di scriversi, e di nuovo giù, nel pentolone.  Incantesimo, sortilegio, fattura, formula magica, lenta nenia:  

 “..fa che nella loro rincorsa, per il tempo pari al balenìo del nostro sguardo,
 le parole riposino un momento:  
nella contemplazione del cuore,  
nel singhiozzo dell’emozione, 
nell’istante della riflessione,
nella delicatezza delle illusioni,  
nell’efficacia dei fatti, 
nel dolore del passato,  
nell’inafferrabilità del dubbio,  nella corposità della certezza”, 

.....cristallino si innalza lontano il canto della Strega.  

 …..ma quante sono !!???!!  

 E non solo storie, ma divagazioni, citazioni, fantasticherie, poesie e riflessioni, quanto di meglio delle erbe si può usare per condire la mistura,  per ricordare,  per continuare a ridere,  per provare a sognare,  immensamente a volare,  cercando di non farle ricadere nella profondità dei vortici del GUAZZABUGLIO……  

…che poi tocca al disordinato e illogico, quanto favolosamente magico, gioco dei numeri di Admin tirarle fuori!!, così: svolazzanti, impertinenti, ma rigorosissimante NON in ordine di riemersione. 

Buona lettura! 


Alle soglie del sole







Specchietti rilucenti scintillano in questa distesa bianca, dove lo sguardo non sa che giro fare: chissà perchè la neve è magica. Dove si posa tutto riflette, infiniti spazi ricolmi di una luce che non c’è, il bianco è ‘vuoto’, ma pieno dei suoi splendidi colori.
Contemplo affascinata questo leggero posarsi sui rami degli alberi, il sole che invita con i suoi raggi a spegnere la luce e a trovare il contrasto, a inseguire le linee a contorno di questa delicata pienezza, scintillando di caleidoscopici bagliori ad ogni impercettibile movimento dello sguardo.


Anna! Ci sei cascata un’altra volta in questa magnifica passione, dell’andare, del rapire con gli occhi, del creare poesia nel suo luogo naturale, del gioire della compagnia in quella landa sconfinata solitaria. Da sola con gli altri, con gli sci, quel lento movimento che eleva l’animo e il corpo, oltre che i metri di dislivello!



E l’inizio è una convinzione serale, - se vieni tu vengo anch’io -, ed è fatta. Nessuno lo dice apertamente, ma la giornata è uno schianto di sole, fresca quanto basta a lasciare i pezzi nello zaino durante la salita; tutti sci fini, esclusi i miei che scandiscono rumorosamente il passo. Ma cos’è il peso di fronte a tanta bellezza?

Lo sguardo continuamente distratto da questo depositato candore, alberi ancora appesantiti di queste leggiadre particelle, che ad ogni caduta verso il suolo si spargono soffiate nell’aria come mille scintille nel cielo.



Berretti curiosi, cinghiali affamati, religiose nicchie regalano un diversivo  a tanta beltà; le risate risuonano ovattate nella piccola valle chiusa.





Cartelli che si incrociano e si divaricano suggeriscono altre mete, la tentazione è forte, ma vince la prudenza: in fondo per qualcuno è solo l’inizio e già l’impegno si pregusta tutto!





Da questo istante mi attardo a immortalare la natura che si scopre: orme di animali alla ricerca del sostentamento, i due binari che formano la scia verso l’indefinito, l’accumularsi di soffice purezza sui rami, peso appallottolato con la grazia di un nido, rami che genuflessi nell’inchino alla natura attendono di rinvigorirsi con il calore del sole per poter catapultare lontano le bianche catene che li hanno inchinati.




Terra Santa: introduzione







Lui è Handala.

É il “bambino piccolo un po’ spelacchiato” rappresentato quasi sempre di spalle nelle illustrazioni di Naji Al Ali, vignettista palestinese.
E' un bambino, piccolo, un po' spelacchiato, piedi nudi e toppe sui vestiti, difficile vederne il volto perchè sta sempre di spalle.
E' così che Naji Al Ali disegnava Handala, il suo personaggio principale. Handala c'è in quasi tutte le vignette di Naji, una presenza muta, ma ostinata. 
Come quella del popolo palestinese al quale si vuole negare identità, ma che come Handala, c'è. 
Handala senza volto riesce a gridare contro la negazione. 
Volta le spalle a chi ha voltato le spalle al dolore dei palestinesi e guarda, guarda le vicissitudini della sua gente che Naji disegna con amore. Se sul volto di Handala ci sono lacrime o sorrisi solo quella gente potra scorgerli, perchè è girato costantemente verso di loro. 
Voglio immaginare anche Naji di spalle, mentre disegna con quel suo tratto sottile ed insinuante come la sabbia del deserto, curvo sul foglio sul quale tesse il racconto del suo popolo, mischiando all'inchiostro il dolore e l'ironia, la rabbia e la poesia. 
Tutta la sua intelligenza e la sua fantasia costrette dall'amore a concentrarsi su un dramma. 
Quanti fogli ha riempito. E Handala, con la sua schiena, sempre li, forse per tenerci un po' distanti da quei disegni di cui fa parte e che gli appartengono. E' lui il primo a guardarli. Noi possiamo solo sbirciare da dietro le sue spalle imparando la dignità. Noi gli occidentali, noi gli israeliani, noi gli emiri o i piccoli dittatorelli dei regimi arabi, perchè il popolo di Palestina è dall'altra parte del foglio e può vedere il volto di Handala in quello dei tanti bambini, suoi figli che colmano con le loro risa, i loro giochi e troppo spesso con le loro morti, le strade polverose dei campi profughi, i vicoli antichi di Gerusalemme e gli uliveti d'argento della Cisgiordania. 
Naji aveva la fortuna degli artisti, poteva usare il foglio come una porta magica, attraversarlo e raggiungere la sua terra anche dall'esilio. 
Naji aveva la generosità dei poeti e cercava di portarci con se, per aiutarci a capire. Naji e morto, è stato ucciso, rimane solo Handala. 
Chissà forse se impareremo a guardarlo con gli occhi di un palestinese un giorno si girerà verso di noi. “       (Tratto dal volume "No al silenziatore" di Saad Kiwan e Vauro Senesi)



"Il bambino Handala è la mia firma, tutti mi chiedono di lui ovunque io vada. Ho dato alla luce questo bambino nel Golfo e l’ho presentato al popolo. Il suo nome è Handala e ha promesso al popolo che lui rimarrà fedele a se stesso. L’ho disegnato come un bambino che non è bello, i suoi capelli sono come i capelli di un riccio che usa le sue spine come arma. Handala non è un bambino grasso, felice, rilassato, o coccolato. Egli è a piedi nudi come i bambini dei campi di rifugiati, ed è un'icona che mi protegge dal commettere errori. Anche se è ruvido, profuma di ambra........Inizialmente era un bambino palestinese, ma il suo significato si è sviluppato con un orizzonte prima nazionale, poi globale e umano. È un semplice bambino povero, e questa è la ragione per la quale le persone lo hanno adottato e lo sentono come simbolo della loro coscienza....... (Naji Al Ali)




Ho visto per la prima volta Handala nel suq arabo di Gerusalemme, un piccolo souvenir da cui ti senti attratta ma non ne conosci il valore. Ho resistito alla tentazione di comprarlo e oggi me ne pento. Ho lasciato lì questo piccolo ricordo dal grande significato: basta leggere qualche pagina della rete e vedere le illustrazioni per capire che dietro questi pochi schizzi disegnati c’è una vita di lotta e ideali, di convinzione e tenacia per la determinazione dei diritti dei popoli, che Naji Al Ali aveva fatto propri nel divulgarli a chi lottava, come incitamento a non mollare, a non cedere mai, anche con determinazione.

Perchè iniziare da un simbolo a raccontare questa Terra Santa vissuta per poco tempo, ma che ha lasciato al rientro in occidente un baratro di non conoscenza da colmare? 

TS: Madre che sei aldilà del Muro


LÀ, DOVE TUTTO EBBE INIZIO



La parte più difficile, quando torno da un viaggio, è iniziare a scrivere.






Sempre, terminato il periodo, rimangono i ricordi, le sensazioni, la commozione, la rabbia, lo stupore di ciò che si è visto, vissuto, elaborato, evitato, condiviso. Non viaggio da sola quindi c’è anche quest’aspetto.
I pensieri si affollano ed è difficile districarli.

Questo viaggio, poi, è particolare (mantengo il presente volontariamente) perché è stato concepito e realizzato per diversi motivi, primo fra tutti la conoscenza. Questa singola parola in realtà racchiude diversi concetti e ambiti. La conoscenza dei luoghi dove sono avvenuti numerosi accadimenti storici, religiosi ed umani; la necessità della ricerca delle radici di più popoli, il loro ritornare e stabilizzarsi nella terra di origine; il continuare a vivere nella terra dei padri, creando continuità per le generazioni; il trovare la fine del proprio peregrinare alla ricerca di un’identità storica ed umana per la quale vivere e nella quale far ricadere le proprie convinzioni sociali, anche a costo della vita; essere profughi nella propria terra; mille altri motivi intrecciati alla soluzione del sapere, all’analisi della complessa vicenda storica e attuale, a tentare di trovare una risposta per un conflitto che da oltre sessant’anni genera morte e isolamento, disperazione e separazione, e che difficilmente sta creando un barlume di tranquillità.

Il secondo motivo l’ha esplicitato mia madre in una riflessione comune: tanti anni di impegno cattolico e politico a favore di un popolo senza terra ti portano ad avanzare un dubbio sulla causa che sostieni fino a che non vai a verificare con i tuoi occhi la certezza delle tue convinzioni; ci aggiungo una sottolineatura, tratta dall’introduzione della ricerca di Lorenzo Kamel in “Israele-Palestina. Due storie, una speranza”, che recita: ‘..bisogna diffidare di quanti si dicono certi che la “verità” e la “giustizia” siano tutte da una parte, tanto più che, come ha scritto un grande uomo, <<i fatti non sono mai tutta la verità e […] al di là dei fatti c’è ancora qualcosa>> (T. Terzani, Un altro giro di giostra)’. Senz’altro ci saranno imprecisioni in questi scritti, ma essi sono dovuti proprio alla non conoscenza di certi aspetti che altri meglio di me esplicitano nelle diverse forme di diffusione informativa e culturale di queste realtà etniche. A posteriori, il mio commento è: - ‘Se non ci vai, non puoi renderti conto di come effettivamente è ’- .

Infine non ultimo, l’organizzazione del viaggio: percorso cristiano, ispirato ai principi dello scoutismo, associazione di cui ho fatto parte nei primi anni della mia vita, incontri con gli operatori di realtà sociali e religiose che operano sui territori di Israele e Palestina, l’occasione di verificare con i miei occhi ciò che ogni giorno leggo, commento, inorridisco, solidarizzo. Accompagnare mia madre a ritrovare luoghi per lei già conosciuti, e per me motivo di nuova conoscenza, è stata l’occasione per partecipare ad un viaggio oltremodo stimolante e riflessivo.
Insieme a noi, un’altra sorella ed un gruppo di persone, anch’esse animate e spinte da motivazioni diverse e variegate, che hanno reso ovviamente unico questo momento di scoperta di vita.


La mia innata curiosità per tutto ciò che vivo mi porterà senz’altro, da oggi in poi, a leggere, cercare, interpretare, riflettere, fantasticare, creare e rivoltare questo vissuto: la storia, le sensazioni, i momenti, i luoghi, le espressioni; per cui tutto quello che scriverò sarà frutto di ciò, nel ‘dopo’.
Questo è il motivo per il quale inizio da ciò che ho scritto durante il viaggio, cioè da quanto ho scritto ‘prima’ che la mia mente rimanga influenzata dagli ulteriori ed inevitabili approfondimenti suscitati dal viaggio.





CONFINI DI POPOLI SENZA TERRA




Muro di cemento, generi separazione;

Filo spinato, crei la tua difesa;

Pianta spinosa, cerchi di sopravvivere;

Pietre in aria, gridano libertà;

Fucili spianati, trovano rappresaglia;

Fuga dal Paese, determina sopravvivenza;

Vita comunitaria, favorisci continuità.



Terra, trova un Popolo!

Popolo, cerca la tua Terra!




MADRE CHE SEI ALDILA’ DEL MURO





Madre che sei aldilà del muro,
non ti racconterò della violenza con la quale mi strappano la dignità; di come questa semplice mano sconosciuta ai controllori può trasformarsi nell’incubo di una vita di separazione. I tuoi persecutori ti guardano negli occhi e ti rendono cieco, ti urlano nell’orecchio con la certezza che diventi sordo, ti controllano il corpo spogliandoti della tua fierezza, usano la tua identità per renderti anonimo e indesiderato nel loro paese e tristemente famoso alla loro autorità militare.