che come un’ombra assomiglia al teatro del mondo.
Ha seguito con gli occhi il volo delle oche selvatiche
che mai si posano in mezzo al deserto.
Ha tracciato con il dito segni sulla sabbia
ed il vento è venuto ad accarezzargli la mano.
Ha gettato tante lettere in cielo quante sonole nuvole d’estate.
Ha contato sulla magia dei nomi per invertire il percorso
da Toumbuctou a Samarcanda da Nivine a Gadalquivir.
Ha cantato le parole dal profondo del cuore
che danno alla bellezza ali spiegate.
Ha sparso oro e sangue quando le ragazze han danzato
sotto la luna nei loro veli sfrangiati.
Ha estratto il fuoco dalla polvere e ha sorpreso i sensi sulla pelle.
ha imparato a leggere l’azzurro del cielo e le tenebre della notte.
Ha vissuto d’un soffio una danza senza fine
che ha svelato di colpo l’alfabeto dello spazio.
Era la festa del poco come la traccia cancellata
di una migrazione di stelle in ogni atomo del corpo.
Era sempre di meno di stima e di peso
un’alba per crepuscolo
una sorgente per oceano,
una sorgente per oceano,
un gesto all’orizzonte.
Chantal Mauduit
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