“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Matterhorn

MATTERHORN 





L’ombra della piramide rocciosa si staglia contro l’azzurro del cielo.

La trasparente e leggera nebbiolina gelata che ieri contornava il fianco sud, fuggendo a depositarsi chissà dove sui circostanti terreni candidi, oggi non c’è.
Il versante nord, nobile e fiero, incontaminato, a tratti bianco, domina imperioso il panorama.
Nell’anfiteatro dove regnano i più alti 4000 è lui che emerge superbo con la delicata ed elegante cresta nord-est, che si accompagna alla cima, fino ad intersecarsi, con la più frastagliata ma non meno attraente cresta sud-est.

E’ lui, il Cervino, ripreso in tutti i lati ed in qualsiasi momento della giornata, di ed in tutti i colori  ed in tutte le stagioni.

E’ lui che fa raccontare storie di emozioni, conquiste, clamori, disgrazie, gioie e tristezze, speranze e certezze, sconfitte e rinunce, incanti ed esplosioni di vittorie.

E’ lui che silenzioso può raccontare chi per primo l’ha violato, l’ ha conquistato, l’ha chiacchierato, l’ha descritto, fotografato, dipinto, pennellato, plasmato, ma sempre restituito al suo circo montuoso.
Mollemente adagiato nel bianco della neve, efficacemente difeso dalle seraccate trasparenti dei suoi ghiacciai, splendenti al sole, verdi acquamarina, scintillanti come diamanti, ad invitare l’occhio a seguirne le rotonde curve e gli infiniti strati: uno sopra l’altro,  uno dentro l’altro a ripiegare quella brillantezza verde cristallina, fino a rifletterla per delimitarsi i contorni.

E’ ancora lui, che il trascorrere del tempo non intacca il suo essere roccia, polvere, terra, neve, ghiaccio, solidità, fragilità, padre di un’immensa moltitudine di particelle e di uomini, le prime intrappolate nelle pieghe della sua essenza a rendere ostile la volontà dei secondi, abili conquistatori, ma non sempre dell’impossibile, seppur conoscitori di ogni suo anfratto, buca, conca, fessura, rilievo, tacca.

E non serve la nebbia a far perdere la traccia: è come se la montagna da sola respingesse colui che a tutti i costi ne vuole carpire l’anima, pietrificare il soffio vitale ed immortalarla nei trofei vinti.

Ma il Matterhorn non si scompone, non si scomoda ad allentare le proprie difese.

Così è e così resterà: inviolabile ai più, maestoso, superbo, incontrastato.

By Derspina

Nessun commento:

Posta un commento