“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Alta Via n.1: Scoprendo altri Patrimoni

segue da: Troni e Gioielli

SCOPRENDO ALTRI PATRIMONI


7° giorno. Dal Rifugio Venezia al Rifugio Tissi
Dislivello: circa 700 m
Lunghezza:  boh! Almeno una dozzina, ma temo di più…

Dal Rifugio Venezia – Passo Staulanza per sentiero n. 472 (Anello Zoldano); dal passo Staulanza si segue la Statale 251 e poi le indicazioni per Casèra Monte Bói  Vescovà; da qui, alla Casèra di Pióda, dove per mulattiera si raggiunge il Rifugio Coldài.
Dal Rifugio per il Lago  Coldài, Forcella di  Col Negro,  e Forcella del Col Reàn, da cui con breve salita si giunge al Rifugio Attilio Tissi.

Che dire?!? Barbara mi ammonisce scherzosamente sul fatto che se parlo mi fanno fare dal Rifugio Venezia al Tissi tutta una tirata, raccontati i precedenti, mentre nelle nostre intenzioni c’è di fare la salita al Civetta.
Ma i miei compagni non sono del tutto convinti; per adesso partiamo, poi lungo il percorso decidiamo.
Un cerotto salvapiede mi garantirà la perfetta tenuta per oltre svariati chilometri di cammino, e così affrontiamo il lungo sentiero dell’anello, fino alla strada asfaltata, e con uno sprint raggiungiamo Malga Pioda in tempo per lo spuntino. E’ chiusa, e la decisione ancora non arriva; mi avvio sulla salita al Coldai in mezzo a una nidiata di ragazzini che scendono entusiasti.

Il percorso non è brillante, anche se ci stiamo avvicinando alla Montagna per eccellenza: ciò che temevo si avvera davanti ad una bevanda e ad un solido panino; in breve siamo di nuovo in marcia a goderci le acque del Lago e l’inizio di una sfilata di splendide pareti.





E’ la prima volta che osservo il Civetta da così vicino; è a portata di mano e di silenzio. Immaginarie vie verticali si intrecciano in quel dedalo di roccia, si susseguono le Torri a baluardo della sua difesa, anche se da proteggere c’è ben poco, con le sue Punte di avanguardia e le sue Cime ben piazzate.






Il naso all’insù ed è un balletto di linee eleganti e passaggi articolati, intrecci di corde, ritiri e tentativi, bivacchi e soddisfazioni, record, tragedie, richiami internazionali.


Non basterebbe un’enciclopedia per raccontare tutti i passi lasciati su questa enorme bellezza, orme di pionieri e personaggi coraggiosi, gente comune e famosa, bramosia di desideri nascosti e realizzati.




Il mio Civetta è in bianco e nero, gioco di luci ed ombre, contrasti e armonie, delicati passaggi e decisi appigli, roccaforte terrena e avamposto del cielo che al tramonto arrossisce per le numerose attenzioni rivolte, e all’alba si colora quando nessuno la guarda.








_________________________________________________________________________ 


8° giorno. Dal Rifugio Tissi a ………..Venezia!!


Nel grigio di un piovoso mattino l’abbiamo lasciato lì, roccioso ed immobile vanto di valle, immerso nelle nebbie sfumate a celare misteri e virtù, segreti e leggende.





L’interminabile e ripida discesa di Casamatta ci impegna, tra radici e pietre, cavi e scivoli, grondanti d’acqua e sudore, stanchi e appagati, a ricercare nell’esattezza dell’ora la perfetta coincidenza di un ritorno a Pescara in serata….ma come al solito, troppo bello per essere vero, la realtà è un’altra!



Sulla corriera apro gli occhi e vedo luoghi a me familiari, troppo consapevole che la loro presenza testimonia la lontananza da Belluno: Falcade ci accoglie con il silenzio dell’ora e la fermata di capolinea!
Un irato Gino rimuginerà da solo questa forzata deviazione in attesa del prossimo pullman che ci lascerà a Belluno, ma io e Fernando decidiamo che la filosofia è un’altra e brindiamo a questo nostro camminare, lasciando che il sapore del nettare di Bacco sollevi l’animo dalla spiacevole realtà.

Non narrerò come siamo giunti in fuga al terzo patrimonio dell’umanità, ma lascerò che siano i ricordi in forma di impressione a scrivere la parola fine di questo lungo andare nel silenzio, nella Storia, nell’umanità, nella coscienza di ognuno di noi.



clicca sulla  nostra "FUGA"

Grazie a Gino e Fernando che mi hanno accompagnato in questo lungo cammino montanaro nell’umanità e nella Storia.


Nessun commento:

Posta un commento