L’Armata Brancaleone e la nuvola fantozziana
Era il 15 giugno quando: HO VISTO VOLTEGGIARE UNA SCOPA…….e ho sconfitto un demone……..
Ma il chiodo arrugginito cede sotto il peso degli sci, con uno schianto.
Corro al calderone, lo giro, e leggo la sfera di cristallo: invano!
Polvere bianca si mescola nell’aria, nulla vedo, solo gelo, vapor acqueo, e un’esile traccia.
La seguo, dove andrà a finire? Non so, difficile ch’io perda la via, ma la testa…….
"..Sento che sto per mollare, tutte le fibre dei miei muscoli si ribellano al movimento, “pizzicandomi” con cattiveria, fino a farmi rallentare, tanto, quasi a fermarmi.
Mi lascio incantare dallo spazio splendente circostante: lo sguardo cattura la neve appena sospesa sui rami, gelata nelle sue nervature; in controluce i rami riflettono tutti gli scintillii dell’aria.
Foglie e ghiaccio |
Seguo a tratti una traccia che va su, dritta per dritta, sperando di abbreviare il tragitto che mi separa dalle uniche altre due donne dell’Armata. Invano.
Come provo ad accelerare, sento il tonfo ritmico del cuore che rimbomba espanso simile al tamburo africano.
Il brusco passaggio dai 35 gradi, percepiti 40, ai -2 della partenza si sente tutto, ma non ho freddo, sono solo impaziente di lasciar perdere e ritirarmi al caldo di una stufa.
Ed invece lo sci continua a scivolare, in realtà molto poco, sulla neve fresca, quel tanto che basta a farmi andare avanti a distinguere i binari già segnati, le tracce delle unghie affilate del Cane Macchia, le parole non dette di Zeta Zeta affogate in quel mare d’acqua, le foto di Danilo alle streghe, e le mille stelle scintillanti depositate su quel manto candido, in attesa di essere raccolte dalle madri d’Africa e consegnate come dono di gioco ai propri figli.
A questo pensiero, ogni altro è cancellato, e ritorna la consapevolezza dell’essere di nuovo su una scia che mi porterà in cima, anche se non vedo, anche se non sento.
Delicati ed agghiacciati cumuli di meringhe fulminate dal gelo sono sparse e disseminate nel nulla, le microfossette affilate dei coltelli sono la sola macchia scura che spicca sul terreno, e da lontano ascolto la ritmica battuta di uno scarpone sullo sci. A sentire il suo nome e appellativo, Luca ‘Regazzino’ mi guarda perplesso e sorpreso, chissà cosa ha pensato, ma è una frazione di secondo… è già stato inghiottito dalla coltre bianca, e con lui la mia compagnia fino alla vetta.
Sono ancora sola in questo grigiore evanescente e sospeso, ed eccole figuri informi che si stagliano in controluce nel biancore dell’aria.
Ed una grande massa scura mi indica che sono in capo al mondo, lassù, dove sopra il cielo c’è il vuoto, sferzata da un vento gelido che porta lontano la mia gioia e con questa la mia fatica.
Anche se so che me ne pentirò scatto due foto, e siamo già in discesa, mani insensibili, di nuovo nel nulla, nel grigio, nel piatto.
La neve si confonde con l’intorno, solo voci che si chiamano e cercano il percorso, piangono del gelo, si rifocillano, aspettano.
Ma non vuole fare capolino, questo pallido sole, e ci lascerà rammaricate di una neve stupenda che poteva regalarci una folle sciata, a noi, tre streghe e un demone.
Lungo la discesa il ricongiungimento al resto della compagnia,
ed infine appare il lato B di questa sfera magica, che specchia tutti i componenti dell’Armata con le zampe sotto al tavolo e un sorriso splendente sui volti, ad illuminare finalmente questa magica giornata."
Pizzo di Sevo – Montagne della Laga – 10 Gennaio 2010
By Derspina
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