“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

La via dell'acqua - Lontananza


Burkina Faso - BENIN
L’AFRICA DEL BIANCO E DEL NERO


LA VIA DELL’ACQUA

Lontananza






La corsa verso la costa oceanica si arresta lì, dove il corpo ha ceduto il passo all’anima e la mente al ricordo.




File interminabili di piagata carne umana attendono nell’oscurità e nel supplizio il naviglio che presto si confonderà con le pieghe ondulate del mare e i bui abissi marini, 


per trasportare loro, gli Esclaves, oltre lo sconfinato mare, in un arco illimitato di tempo che conoscerà solo sofferenza, dolore e morte.





…“Sono giunto in catene al mare, ancorato per il collo al ceppo e così unito indissolubilmente al mio compagno di sventura; 


depredato della mia sovranità per un pugno di ricchezza, ho negato e spogliato volontà e identità cerchiando nove volte l’albero dell’oblìo: 
così facendo ho rimosso dalla memoria chi sono e da dove provengo; non mi posso ribellare o reagire, posso solo andare, andare incontro a quello sconfinato e sconosciuto mondo di libertà negate. Tre volte girando intorno all’albero del ritorno ho concesso alla mia anima di riapparire, ma mai al mio corpo, 
e nell’abbandono della conoscenza ho valicato per sempre la Porta del Non Ritorno, solcando l’onda tra me e i miei più cari affetti verso un oceano di tenebre e oscurità….”


Il lamento laconico e ripetuto dello schiavo cadenza il suo passo in quei polverosi e strascicanti chilometri sulla rotta dello smisurato ignoto, in direzione di nascenti continenti straripanti di lavoro soggiogante, padri di un genocidio legalizzato all’annientamento della mente e dell’intelletto.

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